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Un martire delle catacombe, patrono di Cercemaggiore

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Ho letto un bell'articolo, puntuale e serio su un corpo santo o martire delle catacombe, che vi voglio offrire come lettura, su come si affronta questo argomento delicato: i martiri catacombali.

L'articolo è di Stefano Vannozzi, a cui vanno i miei complimenti!

Il culto più sentito a Cercemaggiore, secondo soltanto alla grande devozione riservata alla Madonna della Libera, è certamente quello di San Vincenzo Martire, la cui festa patronale cade l’11 di settembre.
Comunemente identificato con quel Martire Vincenzo spirato a Roma il 25 di Agosto del 192, sotto l’imperatore Commodo, insieme ai compagni di fede Ponziano, Eusebio e Pellegrino, colpevoli di non aver voluto abiurare la propria fede in favore degli idoli pagani, egli è dal 1772 il patrono di Cercemaggiore.
Come ricorda il Pierro, difatti in tale anno il Marchese Giovanbattista Doria ottenne il sacro corpo per la chiesa maggiore di S. Maria della Croce e la concessione di poterne celebrare la festa nella prima domenica di settembre; festa poi spostata nel 1820, con sacro decreto, alla data odierna.
L’urna metallica posta sotto l’altare maggiore della chiesa parrocchiale è stata realizzata in occasione della nuova traslazione dei poveri resti nel1905, in rimpiazzo di una più antica in legno dorato (di cui si conserva ancora la base, in appoggio a quella ora in uso). Successive di alcuni decenni sono invece la statua e l’urna lignea, utilizzate in sostituzione dell’esposizione dei sacri resti nelle processioni che si snodano per le vie del paese.
A tal riguardo, negli ultimi due anni si è assistito ad un’inversione di tendenza con il trasporto all’esterno dell’urna originale!!!
L’ultimo santino raffigurante la vera immagine del Martire risale all’Anno Santo del 1950, mentre alla fine degli anni ’70 del secolo scorso venne stampata una nuova immaginetta che raffigura invece la statua lignea processionale.
Ancora oggi nella tradizione locale si parla dei miracoli avvenuti nel trasporto del corpo del Martire da Benevento a Cercemaggiore, che, in vista del paese, nella località oggi detta croce di S. Vincenzo, avrebbe acquisito una pesantezza tale da renderlo intrasportabile fin tanto che non sopraggiunsero tutte le autorità civili e religiose, alla qual vista sarebbe tornato prodigiosamente leggero, potendo così trionfalmente essere accolto in paese.
La storia, o meglio la leggenda, segue un cliché praticamente identico in molti racconti agiografici e non trae conferma da alcun tipo di seria documentazione.
Si pensi solo che, nel luogo deputato al prodigioso evento, all’epoca dei fatti non esisteva alcun tipo di viabilità; è pertanto praticamente impossibile che il fatto (se realmente avvenuto) sia accaduto in tal luogo!
Il Pierro, che ebbe accesso a molti documenti attualmente dispersi, accenna che il SACRO CORPO FU ESUMATO QUASI INTERO DAL SEPOLCRO, NEL 1730 DA D. FILIPPO SPADA, ARCIVESCOVO DI TEODOSIA E VICEGERENTE DI ROMA E CONCESSO A D. NICOLA ABATE DE BONIS, DI NAPOLI e dopo vari passaggi al Marchese Doria.
Dopo diverse ricerche intraprese, ci è stato possibile rintracciare una minima parte delle fonti documentarie citate dallo studioso domenicano, dacché dopo la sua scomparsa molti documenti, nonché l’intero archivio storico del convento, sono scomparsi, trasportati chissà dove.
Anche gli archivi diocesani di Trivento, gli Archivi Vaticani e il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, dove abbiamo indirizzato diversi anni fa parte delle nostre ricerche, almeno allo stato attuale delle indagini non hanno restituito alcun documento che possa fornire nuovi dati sulla traslazione ed i passaggi delle reliquie di nostro interesse.
Diversamente fra alcuni documenti parrocchiali, catalogati e non (sic!), è stato possibile rintracciare alcuni testi consultati dal Pierro ed altri nuovi che hanno fornito ulteriori sorprese.
A tal proposito ci sovviene in primo l’Arciprete D. Nicola Vitone, parroco di Cercemaggiore dal 1829 al 1862, il quale, nel minuzioso inventario parrocchiale del 1839, scrive che “SOTTOLA MENSA DIDETTO ALTARE È IL CORPO QUASI INTIERO DI S. VINCENZO MARTIRE DI NOME PROPRIO”, fornendo per primo una serie di dati storici poi ripresi dal Pierro (il quale invece non ne fornisce referenza alcuna).
In realtà, il corpo in questione non è integro come asserisce il Vitone, ma consta dei soli arti superiori ed inferiori. Nella composizione e vestizione che se ne fece, il santo venne appunto completato nel capo (mancante) con un volto di cartapesta.
Alle brevi note dell’arciprete Vitone si aggiunse poi il sacerdote D. Giovanni Testa (+ 1933), il quale, di propria mano, in aggiunta delle ultime pagine del medesimo inventario, appuntò una più corposa ricerca di ben cinque pagine e completa di un inno musicato al Santo patrono, dal titolo “CENNI STORICI SU S. VINCENZO MARTIRE PATRONO DI CERCEMAGGIORE, ESTRATTI DAGLI ANNALI DEL CARD. BARONIO, DAL SURIO, DALLE BOLLE, E DAL MARTIROLOGIO DI ADONE, PER CIÒ CHE PIÙ DA VICINO A LUI SI RIFERISCE”.
Il Testa pubblicò tali sue ricerche ed asserzioni anche in un breve folio a stampa nel 1919 (di cui conserviamo copia nella nostra collezione privata), dal quale pochi anni dopo il Pierro trasse e fece sue, senza alcun spirito d’indagine e confronto, le  brevi notizie a tutti ormai note sulla vita di S. Vincenzo, pubblicandole nella propria Storia di Cercemaggiore!
Della nostra scoperta nel 2006 dell’Inno musicato demmo, invece, pronta notizia e copia al Parroco P. Carducci, il quale lo fece immediatamente intonare dal coro parrocchiale per la festività del Santo protettore (1).
Il medesimo padre Testa accenna infine che “DELLO STESSO S. VINCENZO MARTIRE SI VENERA QUI ANCHE UNA RELIQUIA, CONSISTENTE IN UN OSSO DEL GINOCCHIO, RACCHIUSA IN UNA TECA D’ARGENTO AUTENTICATA DA MONS. NICOLA MOSSETTI (Rossetti, ndr), VESCOVO DI BOIANO IN DATA 30 LUGLIO 1779”.
Di quest’ultima abbiamo di fatti ritrovato a suo tempo l’autentica originale del Rossetti ed anche una successiva del Vescovo di Larino, Monsignor Vincenzo Rocca (già Arciprete di Cercemaggiore), in cui si fa dono della reliquia alla Cattedrale di S. Pardo, ove dovrebbe essere ancora conservata.
Questo materiale fu da noi fortunosamente visto e fotografato con regolari autorizzazioni quando l’Archivio Storico parrocchiale era ancora integro, poiché, a seguito dei diversi accadimenti ed avvicendamenti di clero e secolari avvenuti negli ultimi anni nella casa parrocchiale, molta documentazione non è più attualmente reperibile!
Interessante e sorprendente è invece il rinvenimento di notizie riguardanti il nostro Martire, o meglio forse quello di altri Santi omonimi. In alcune lapidi medioevali murate sotto il portico di S. Lorenzo in Lucina a Roma si parla espressamente del rinvenimento nell’ottobre del 1112 dei corpi di S. Vincenzo, Eusebio, Ponziano e Pellegrino sotto l’altare della chiesa rurale di S. Stefano ad opera del presbitero Benedetto, che li fece traslare nella chiesa di S. Lorenzo, ove furono nuovamente riscoperti nel 1605.
Queste lapidi tolsero ogni dubbio allo scrivente circa l’errata associazione e identificazione del Nostro con l’omonimo Martire attestato dalla Passio del Martyrologium Romanum. Tale testo fu ripreso acriticamente dal Pierro, che gli diede purtroppo il suggello di “ufficialità”, trasformandolo in una tradizione ormai difficile da estirpare sebbene contraddetta dall’evidenza della Ragione e dei Documenti concreti.
Anche di queste lapidi effettuammo un rilievo fotografico diretto, interessandone prima il Parroco D. Antonio Testa e in seguito P. Carducci; della situazione demmo infine un resoconto generico all’odierno Parroco, che, come gli altri Arcipreti suoi predecessori, mi interpellò per avere delucidazioni circa l’attendibilità presunta o meno della documentazione inerente al nostro Santo (2).
Un altro SANCTI VINCENTII MARTYRIS era ad esempio oggetto di culto in una chiesa posta al XVIII miglio della via Tiburtina, ma questo accade per il fatto che spesso anche a corpi anonimi ritrovati in catacombe si desse il nome di santi o l’appellativo di Vincentius, ovvero vittorioso nella fede.
Della stessa convinzione era anche il Parroco di Cercemaggiore, don Antonio Testa, che più volte ci diede conferma di questa asserzione.
Dalle sole catacombe romane sono stati ufficialmente estratti ben 22 “Corpi Santi”, o parti di essi, attribuiti ad un Martire di nome Vincenzo ed attualmente esposti in diverse chiese parrocchiali della penisola!
Pertanto, oggi sono molti i paesi che hanno per patrono un S. Vincenzo Martire (con il corpo integro o parziale), senza che ciò possa offendere la pietà popolare dei fedeli; anzi semmai la conoscenza ne dovrebbe rafforzare le basi.
Giustamente lo storico Francescano, Padre Plensio di Morcone, afferma infatti che LA VERA FEDE NON PUÒ CONTRASTARE CON LA RAGIONE E DEVE PORTARE I CREDENTI ALLA TRASPARENZA, CHE SPESSO NEL PASSATO È MANCATA PRODUCENDO ANACRONISMI ED AMBIGUITÀ; SICCOME RESTA OSCURO IL FATTO SE I VERI RESTI  MORTALI DI S. BARTOLOMEO APOSTOLO SIANO A BENEVENTO O A ROMA, SE QUELLI DI SANTA REPARATA SIANO A TEANO (CE) O A PESCOSANNITA (BN), SE L’AUTENTICO CRANIO DI S. TOMMASO D’AQUINO SIA A FOSSANOVA DI PRIVERNO (LT) O A TOLOSA IN FRANCIA […], terminando poi con l’efficace esempio dei CIRCA 200 DENTI DI S. APOLLONIA, VERGINE E MARTIRE.
Nel dedicare un così breve cenno a “…COLUI CHE MOLTO PREGA PER IL POPOLO” (così come recita una moderna iscrizione alla base dell’urna cercese), auspichiamo che in un futuro non troppo lontano si possa arrivare alla pubblicazione di una seria raccolta di notizie su S. Vincenzo Martire, Patrono di Cercemaggiore, con il concorso del Comune, delle Pubbliche amministrazioni o di quegli uomini di buona volontà che, senza fanatismi e faziosità di parte, abbiano veramente a cuore il paese ed il ricordo delle sue tradizioni più vere (3).



 
 
(1) In un’intervista all’Autore (“Cercemaggiore – L’inno “rinnovato” di  San Vincenzo sarà intonato dal coro parrocchiale. Paese in festa per il patrono”, a firma di Maria Antonietta Finella, edita in «Nuovo oggi Molise», Domenica 10 settembre 2006, p. 23), si dà ampia notizia al riguardo: “[…] Ulteriore novità è riservata alla riscoperta sia del testo che della musica dell’INNO A S. VINCENZO MARTIRE (che opportunamente adattati) saranno nuovamente cantati dal Coro Parrocchiale, diretto dalla signora Maria Maselli, dopo diversi anni di oblio”.
 
(2) Si legga quanto già apertamente reso noto e pubblicato dall’autore nei due articoli a firma di Mina Capussi, dal titolo “Contributo dello studioso  alla conoscenza del culto – Le origini di una tradizione tra bolle e decreti scomparsi – A colloquio con Stefano Vannozzi” e “Vittorioso nella fede – In diversi paesi si onora un Vincentius”, in «Nuovo oggi Molise», rubrica Riccia-Fortore, Mercoledì 11 settembre 2002, p.19.
Altri interventi personali sono stati riproposti per personale iniziativa sul quotidiano «Nuovo Oggi Molise», nell’articolo “I miracoli di San Vincenzo”, pubblicato nell’edizione di Giovedì 8 settembre 2005, e sul giornale telematico «Altromolise.it» nel medesimo anno - si veda (Altromolise.it).
 
(3) Dediti alla riscoperta, alla ricerca e alla valorizzazione del culto cercese sono molti degli articoli scritti dall’Autore (editi ed inediti), pubblicati e consultabili su questo medesimo blog inaugurato nell’aprile del 2009. Il sito è sempre in continuo aggiornamento con nuovi articoli, dedicati in buon numero proprio a Cercemaggiore.
 


Altro articolo, sullo stesso argomento e della stesso autore:


S. Vincenzo martire
di Stefano Vannozzi

Le sacre spoglie di San Vincenzo martire, protettore di Cercemaggiore, sono conservate in un’urna metallica nella chiesa parrocchiale di S. Maria della Croce. I suoi mutili resti giunsero in paese nel 1772, su richiesta del marchese Giovanbattista Doria, che ottenne di celebrarne la festività nella prima domenica di settembre, data che nel 1820 fu fissata a quella odierna (11 settembre).
Riesumato dal proprio sepolcro nel 1730, il corpo non è integro, ma si costituisce dei soli arti superiori e inferiori. Nella composizione e vestizione settecentesca, il martire venne dunque completato, nel capo mancante, con un volto di cartapesta.
Comunemente identificato con quel Vincenzo spirato a Roma il 25 Agosto del 192 d.C., sotto l’imperatore Commodo, assieme ai compagni Ponziano, Eusebio e Pellegrino, “colpevoli” della mancata abiura della propria fede in favore degli idoli pagani, tale diffusa identificazione è tuttavia smentita da alcune lapidi medioevali murate sotto il portico della chiesa di San Lorenzo in Lucina a Roma, dove si parla espressamente del rinvenimento nell’ottobre del 1112 dei corpi dei Santi Vincenzo, Eusebio, Ponziano e Pellegrino sotto l’altare della chiesa rurale di Santo Stefano per merito del presbitero Benedetto, che li fece traslare nella chiesa di San Lorenzo, ove furono nuovamente riscoperti nel 1605. Se ne deduce, dunque, l’impossibilità che il nostro Vincenzo sia quello appartenente a questo gruppo di protocristiani, riposando egli ancora in suolo romano.
Numerose cittadine hanno per patrono un S. Vincenzo Martire (con corpi integri o parziali). Una reliquia di un omonimo martire Vincenzo, consistente in un osso del ginocchio racchiuso in una teca d’argento, venne ad esempio donata alla Cattedrale di San Pardo in Larino nella prima metà del secolo XIX per interessamento del vescovo di Larino Vincenzo Rocca, già arciprete di Cercemaggiore. Dalle sole catacombe di Roma sono stati ufficialmente estratti ben 22 “Corpi Santi” (o parti di essi) attribuiti ad un martire di nome Vincenzo ed esposti in varie chiese della penisola. Era difatti pratica abbastanza comune che s’imponesse il nome di Santi o l’appellativo di Vincentius(quest’ultimo con il significato di “vittorioso nella fede”) a corpi anonimi ritrovati nelle catacombe, generalmente o perché estratti nei pressi delle sepolture venerate o perché corredati da iscrizioni che facessero anche solo generico riferimento al “sacrificio nella fede”.
 

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