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118 anni di vita, 103 di vita religiosa!!

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È la Beato Gregorio Celli.
Èuno dei quattro Beati nativi nella città di Verucchio, cioè: Bionda Foschi, Galeotto Roberto Malatesta e Giovanni Gueruli.



Gregorio Celli nacque verso il 1225 a Verucchio e venne battezzato nell’antica pieve di S. Martino.
Era figlio di Giovanni,“giureconsulto di chiaro nome” e nipote di Tommaso de’ Celli, e di Anna“figlia del Dottor Alberto Corradi”.
Aveva tre anni quando rimase orfano del padre e verso i quindici anni vestì da laico l’abito degli Eremiti di S. Agostino nel convento del suo paese.
Trascorsero una decina d’anni nei quali Gregorio Celli dimostrò tutta la sua perfezione di vita evangelica. Anche la madre Anna, all’età di 45 anni, prese la vesta di terziaria e si diede a sostenere il convento con i suoi beni.
Però, insorse una non meglio specificata “invidia” nei confronti di Gregorio e proprio da parte dei religiosi del suo convento, che presero a rendergli la permanenza insopportabile.
Allora si allontanò da Verucchio e si rifugiò in un eremo sul Monte Carnerio, nei pressi di Fonte Colombo (Rieti), dove visse molti anni. Secondo il Tonini,passò alla gloria del Cielo nel 1343 adì 4 maggio”. Ma  nel calendario canonico la sua festa è l’11 maggio.
Il sant’uomo avrebbe così battuto in età e di gran lunga un suo celebre contemporaneo e concittadino, quel Malatesta da Verucchio nato nel 1212 e morto a 100 anni esatti, dopo aver fondato la potenza della sua famiglia prendendo il controllo di Rimini, Pesaro, Fano e molto altro.
Si narra che le sue spoglie siano prodigiosamente ritornate a Verucchio, dove sono venerate attualmente nella Chiesa di S. Agostino.
Sempre il Tonini: “I Confratelli chiusero il Sacro Corpo in una Cassa di legno; e questa, come egli stesso vivendo ebbe comandato, posero sopra una mula non anco doma, la quale, Dio così volente, di per se stessa erasi presentata: ed essa mossasi in via senza guida d’alcuno portò il sacro pegno nella Terra di Verucchio, sonando le campane ovunque fu di passaggio; ove pervenuta si fermò dinanzi alla porta della Chiesa di S. Agostino. Per la qual cosa i paesani trassero in folla; e dai Religiosi apertasi l’arca e trovatovi il Sacro cadavere, giubilando e benedicendo il Signore, lo collocarono nella Chiesa; da ove prese a compartir grazie ed operare miracoli. La mula, appena sgravata del suo peso, morì”.
Essendosi perso ogni documento autentico circa il suo culto, compreso il decreto di beatificazione emanato nel 1357 da papa Innocenzo VI, fu istruito un processo presso la Curia di Rimini nel 1757, per ribadire l’autenticità del culto, che fu confermato il 6 settembre 1769 da papa Clemente XIV, il santarcangiolese che era cresciuto in giovinezza proprio a Verucchio.
Il beato Gregorio Celli è invocato nelle grandi calamità; il ‘Martyrologium Romanum’ lo riporta all’11 maggio, ma veniva ricordato anche il 23 ottobre.
 



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