Il valore del sangue di Cristoè stato sempre riconosciuto dalla Chiesa fin dagli inizi; e non poteva essere altrimenti, tanti e tali sono i riferimenti scritturali che lo affermano. Perfino l'aggettivo prezioso, più comunemente portato al superlativo è di origine biblica (cf 1Pt 1,19).
I Padri e gli scrittori ecclesiastici non mancarono di approfondire ed enucleare le affermazioni dei sacri testi, specialmente in riferimento alla redenzione (il s. è il caro prezzo pagato da Gesù per ricomprare l'umanità), all'alleanza (il s. di Gesù è il segno della nuova alleanza) e all'espiazione (il s. di Gesú, segno della sua offerta sacrificale, purifica l'umanità dal peccato). La virtú salvifica del s. preziosissimo appare talmente esaltata nelle fonti della rivelazione che non fa meraviglia che il s. di Cristo sia diventato nella pietà cristiana oggetto di particolare devozione.
Questa devozione verso il s. prezioso fu conseguenza del a rinnovamento liturgico » che si instaurò nell'alto medioevo con la conversione alla fede cristiana dei popoli « barbari ».Questi popoli sentivano il bisogno di un culto piú « umanizzato». Perciò, si dette corso a feste che rievocavano episodi toccanti della vita di Cristo. Alla Messa, unica forma di culto pubblico fino allora, si affiancarono processioni e cerimonie varie. In questo clima si svilupparono le « devozioni », in specie la devozione all'umanità di Cristo e, quindi, la devozione al p. s. Scrittori spirituali, teologi e mistici (p.e., s. Bonaventura, la b. Angela da Foligno, s. Caterina da Siena) alimentavano con i loro scritti questa sete spirituale.
Gli inni, le sequenze, i canti e i testi di prosa di questo periodo della letteratura cristiana sono ricchi di richiami al s. di Gesú. Ugualmente le arti plastiche e figurative dell'alto medioevo danno grande risalto al s. di Gesú: il Crocifisso viene spesso rappresentato con il calice ai piedi; angeli che raccolgono con un calice il s. che sgorga dalle piaghe di Gesú; il «mistico bagno» nel s. di Cristo, ecc. Il s. di Cristo fu oggetto di riflessione nella comunità cristiana anche nelle dispute teologiche dei sec. XIV-XV, specie nella controversia del "Triduum mortis", e nella delicata questione della con cessione della comunione sotto le due specie, che angustiò la Chiesa nei sec. XV-XVI prima con gli Hussiti e poi con i Protestanti.
Il contributo maggiore per la diffusione del culto particolare al s. di Cristo lo diedero le reliquie della passione portate dall'Oriente, molte delle quali direttamente o indirettamente caratterizzate dal s., e i molti miracoli di s. (crocifissi, statue, quadri che miracolosamente spargevano s.; ostie consacrate che sprizzavano s., ecc.). La venerazione per tali reliquie, specie quelle della passione, esisteva già in precedenza; ma nel medioevo essa raggiunse il massimo impulso. In onore di queste reliquie furono erette magnifiche chiese e famosi monasteri.
Tra le più celebri reliquie del p. s. ricordiamo quelle di Ferrara, Bolsena, Mantova, Weingarten, Bruges e Fécamp. Esse originarono, nei rispettivi luoghi di conservazione, grande interesse popolare. Sorsero confraternite dedicate al s. di Cristo, si promosse l'istituzione di feste popolari con varie manifestazioni di pietà e s'introdusse anche il culto liturgico al s. prezioso con messe e uffici propri. La devozione nel XIX secolo E' in questo periodo che cominciano a sorgere istituti dediti alla propagazione della devozione al p. s., e ciò particolarmente in Italia, sí da costituire una caratteristica della spiritualità italiana dell'Ottocento (D. Barsotti, La devozione., p. 49) . Nonostante ci fossero state, in precedenza, notevoli esempi di questa devozione (s. Caterina da Siena; s. Maria Maddalena de' Pazzi, per es.), sembra che la fioritura avutasi nell'Ottocento in Italia non si riallacci direttamente a loro. L'origine, infatti, del primo istituto dedicato al p. s. (quello dei Missionari di s. Gaspare del Bufalo) è legata a una reliquia poco nota, conservata a Roma nella basilica di S. Nicola in Carcere.
Si trattava di un presunto brandello della veste di Longino, su cui s'impresse una macchia di sangue ritenuto del Cristo.
Nel 1808 il sacerdote romano Francesco Albertini istituí una confraternita dedicata al preziosissimo sangue, sia per onorare quella reliquia, sia, piú ancora, per richiamare alla mente dei fedeli la forza redentrice del s. di Cristo. Tra i piú validi collaboratori dell'Albertini ci fu, fin dagli inizi, un altro sacerdote romano, Gaspare del Bufalo, destinato a diventare il piú grande apostolo della devozione al p. s. nel mondo. San Gaspare, infatti, alcuni anni dopo (1815), fondò l'istituto dei Missionari del preziosissimo sangue, i cui membri, sacerdoti e laici, si sarebbero dedicati alla evangelizzazione mediante le missioni popolari e gli esercizi spirituali.
Nel loro ministero il tema del s. non solo costituiva il motivo ispiratore dello zelo apostolico, ma era anche l'arma ritenuta ideale per far breccia nell'animo dei fedeli e dei peccatori piú incalliti. Tale istituto sorse come una filiazione della confraternita di S. Nicola in Carcere, divenuta nel frattempo arciconfraternita. Era stata ugualmente progettata una congregazione femminile che, dopo vari tentativi, fu fondata in Acuto (Frosinone) da Maria De Mattias nel 1834 con il titolo di a Adoratrici del preziosissimo sangue », ora Adoratrici del S. di Cristo. Questi due istituti hanno legami molto stretti con altri dedicati al p. s. e precisamente: con le Suore del Preziosissimo Sangue, di Dayton (USA), con le Suore del Prezioso Sangue, di Schellenberg (Liechtenstein) e con le Suore dell'Adorazione del Preziosissimo Sangue, di O' Fallon (Missouri, Texas). Inoltre, esse rimasero il fulcro dell'espansione sempre crescente della devozione al p. s. nella Chiesa uni versale (decreto Redempti sumus di Pio IX, in data 10.8.1849).
Lo sviluppo della devozione toccò evidentemente anche istituti che non si ricollegavano direttamente a essa nel loro titolo. Per l'Italia occorresegnalare la congregazione dei Passionisti, che ebbe il suo propagatore piú insigne in s. Vincenzo Maria Strambi.A lui si deve l'operetta Il mese di luglio consacrato al p. s. del Nostro Divin Redentore, scritto su commissione di Gaspare del Bufalo. Ancora nell'Ottocento italiano la devozione al p. s. toccherà due figure di notevole rilievo: Maddalena di Canossa e Antonio Rosmini. Questi due fondatori sono uniti, per questa devozione, dallo scritto Sette commemorazioni, la cui paternità è stata discussa (Canossa o Rosmini?), ma i cui commenti sono probabilmente della Canossa. Ora le Sette commemorazioni sono i sette spargimenti di sangue che si ritrovano nel Mese di luglio di s. Vincenzo Maria Strambi, anche se con formulazioni diverse.
E' difficile indicare come questa devozione, che si inserisce nella scia delle devozioni a particolari aspetti dell'umanità di Cristo, sia stata vissuta e promossa negli istituti religiosi. Se è certa la presenza dell'elemento della riparazione ed è ovvia una diversità di accento tra i suoi principali pro motori (Gaspare del Bufalo, Vincenzo Maria Strambi, Rosmini), mancano però i necessari studi specifici che permettano di puntualizzarne il significato. La riammissione dei fedeli alla comunione eucaristica sotto le due specie a seguito del concilio Vaticano II (SC 55) nonché i recenti studi sistematici editi a cura di F. Vattioni aiutano a riscoprire il valore antropologico del segno del s. e la centralità del s. di Cristo nella storia della salvezza. (FONTE)
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Sulla scia della Misericordiana, è nata la Preziocillina, che non è altro che l'antica devozione della Coroncina al Preziosissimo Sangue. Una devozione cristologica molto bella e arricchente, con un richiamo continuo alla redenzione che opera da accogliere per se e come annuncio.
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S. Gaspare del Bufalo (1786-1837) è stato il grande apostolo della devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù nel mondo. Egli affermava che la devozione al Divin Sangue avrebbe salvato gli uomini dagli imminenti castighi di Dio, meritati i peccati commessi. Il Divin Sangue è il prezzo della nostra salvezza. Gesù, figlio di Dio, muore liberamente per noi. “Nessuno me la toglie (la vita), ma la do io da me stesso. Ho il potere di darla e di riprenderla”. La sua morte è per la gloria del Padre, perché “facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”, esprime il più nobile atto di adorazione a Dio. Gesù fa intendere chiaramente che il prezzo della salvezza eterna degli uomini è pagato con la sua morte in croce. “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuti per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita in riscatto di molti”. Col termine riscatto si indicava la somma di danaro con la quale si comprava la vita di un uomo condannato a morte. Gesù riscattava, quindi, tutti ...
... gli uomini condannati alla morte eterna. S. Gaspare, davanti al crocifisso, diceva: “Vedete quante piaghe, quanto sangue per le nostre colpe!”.
Il suo pensiero rispecchia tutta la tradizione e predicazione cristiana dalle origini. Così le parole di Giovanni Battista: “Ecco l’agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo!”, vogliono significare il sacrificio che Gesù avrebbe fatto di se stesso sulla Croce per la salvezza dell’uomo.
Lo stesso concetto è espresso da S. Pietro: “Voi sapete che non per mezzo di cose corruttibili, come l’oro e l’argento, siete stati riscattati dalla vana maniera di vivere ereditata dai vostri padri, ma dal Sangue Prezioso di Cristo, l’Agnello senza difetto e senza macchia”. Anche S. Paolo attesta: “In Lui possediamo la redenzione mediante il suo sangue”.
La stessa verità è proclamata da S. Giovanni: “Il Sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato”. E ancora S. Giovanni vide una turba immensa di beati, che glorificava Dio acclamando: “ La salvezza al nostro Dio che siede sul trono, e all’Agnello!”. S. Gaspare iniziava la sua giornata inginocchiato ai piedi di Gesù crocifisso, per prepararsi meno indegnamente alla celebrazione della S. Messa. Ogni venerdì nelle sue Case di Missioni veniva praticato il pio esercizio della Via Crucis.
Durante le missioni non tralasciava mai di parlare della Passione e morte di Gesù e dei dolori di Maria, preparando il popolo a partecipare con fervore e devozione alla Via Crucis. Instillava nei cuori di tutti quelli che incontrava la devozione a Gesù Crocifisso.
Nei venerdì era solito fare qualche mortificazione particolare. Si alzava abitualmente tre o quattro ore prima dell’alba, per meditare sulla Passione e Morte di Gesù. Credeva fermamente che solo per quel Sangue gli uomini hanno la possibilità di unirsi a Dio, solo per quel Sangue è possibile salvarsi. Una volta confessò candidamente: “ Un certo timore del tribunale di Dio mi sorprende talora, ma il Divin Sangue è il mio conforto”. Gli fu familiare la giaculatoria, diffusa dai P. Passionisti: “Eterno Padre, io vi offro il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo in isconto dei miei peccati, per i bisogni della S. Chiesa, in suffragio delle anime del Purgatorio”.
Con parole accorate e persuasive apriva i cuori di tutti alla speranza: “Per quanto siano gravi i vostri peccati, tutto dovete sperare dai meriti del Sangue Preziosissimo e dall’intercessione di Maria Santissima!”. “Non ti ho amato per scherzo” diceva Gesù ad Angela di Foligno. Gaspare, per questo motivo, accoglieva con grande tenerezza i peccatori ed esortava i suoi confratelli a fare altrettanto, perché tutte le anime sono state redente dallo stesso Sangue di Cristo.
Per diffondere nel mondo questa devozione, nel 1815, fondò la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Ne difese il titolo, sostenendo aspre lotte contro avversari potenti ed invidiosi, che cercarono, in tutti i odi, di metterlo in cattiva luce presso le autorità ecclesiastiche. Nel 1834, coadiuvato da Maria De Mattias, fondò l’Istituto delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue.
Non lesinava tempo, denaro ed argomenti, per trascinare gli uditori all’adorazione del Sangue divino, da cui si aspettava l’immancabile vittoria sul male. Soleva dire che la devozione al preziosissimo Sangue è l’arma più potente, per vincere le tentazioni del diavolo. A tal proposito citava le parole di S. Giovanni: “Essi lo hanno vinto per il sangue dell’Agnello”. Morì a Roma il 28 dicembre 1837.
La fama della sua santità non tardò a diffondersi in tutto il mondo. Beatificato nel 1904 da Pio X, fu canonizzato nel 1954 da Pio XII.
NB. la scatoletta della Preziocillinaè richiedibile presso la Congregazione ad Albano Laziale, nella sede delle Primavera Missionaria (tel. 06 93291251; 06 93291255). Il costo è simbolico dai 3 ai 5 euro, con libertà, a parte le spese di spedizione.