Alla scoperta della Fede
e della storia

N
el VI secolo i Bizantini, cacciati i Vandali, annettono all’impero la Sardegna. Il monachesimo orientale influì in Sardegna sul culto e sulla liturgia, specialmente per la devozione a santi. Un segno di questi culti particolari è la diffusione del culto per l’imperatore Costantino e per sua madre Elena. Eredità di questo periodo è il santuario di Santu Antinu a Sedilo, rimaneggiato nel XVI secolo. Tra il 590 e il 604 grande incremento alla diffusione della fede cristiana, specialmente nel centro-Sardegna, fu dato dall’invio di missionarida parte di papa san Gregorio Magno. Nel corso dell'VIII e IX secolo la vita dei paesi del Mediterraneo fu sconvolta dall'espansione degli Arabi. La Sardegna, perso ogni contatto con Bisanzio, restò isolata di fronte agli attacchi dei saraceni: i centri costieri venivano continuamente saccheggiati, gli abitanti catturati e venduti come schiavi.

Fu questo evento che portò poi alla nascita di Ordini come i Trinitari e Mercedari, quest’ultimo ancora presente nel santuario di Bonaria dal 1335. Fu questa situazione che molto probabilmente sta all'origine dei Giudicati: entità statuali autonome che ebbero potere in Sardegna fra il IX ed il XV secolo. Dall'XI secolo arrivarono in Sardegna per richiesta della chiesa di Roma, i primi monaci.Per primi arrivarono i Benedettini di Montecassino (1064), poi i Vittorini provenienti da Marsiglia (1089), i Camaldolesi (1105), i Vallombrosani (1128), i Cistercensi. I monasteri, oltre ad essere centri di cultura, promossero la costruzione di chiese e basiliche che abbellirono ed arricchirono le campagne sarde. Nel 1015 gli Arabi tentarono nuovamente di occupare l’isola, in soccorso dei Giudici vennero le Repubbliche marinare di Pisa e Genova e un secolo dopo la Sardegna passò sotto il loro dominio. Fu in questo periodo che nel 1220 giunsero i Francescani a Sassari, Oristano e Cagliari. E nel 1294 i Domenicani aprirono un convento a Cagliari nel rione di Villanova, divenendo molto popolari per la predicazione e la diffusione del Rosario.
Queste presenze segnarono tutta una fioritura – anche nei secoli successivi - di una santità ancora oggi custodita a Cagliari: Ignazio da Laconi e
Salvatore da Horta.Dal 1300 al 1700 la Sardegna passò sotto il dominio aragonese, e in questo
periodo vide la presenza di molti ordini religiosi: Agostiniani, Carmelitani, Minimi, Servi di Maria, Gesuiti e Fatebenefratelli. È in questo periodo che l'arcivescovo Francisco de Esquivel di Cagliari creò il Santuario dei Martiri. In conseguenza dei trattati di Londra (1718) e dell’Aia (1720) la Sardegna passò ai Savoia, e iniziò così la dominazione sabauda che portò l’isola a unirsi al continente e a confluire infine nello stato italiano.


L’Ottocento in Sardegna fu un periodo molto difficile per la fede e per la Chiesa a causa del nuove correnti di pensiero e per le questioni civili che scuotevano l’Italia e l’Europa. Molte diocesi rimasero senza vescovo: Bosa e Ozieri per 25 anni; Cagliari per 17; Nuoro per 15; Tempio 16; Oristano 11; Alghero 8; Sassari 7.
Nel 1868 poterono partecipare al Concilio Vaticano I, solo tre vescovi. Niente visite pastorali e cresime durante gli anni di sede vacante. Questo portò a molte conseguenze pastorali.
Con l’avvento dell’unita d’Italia la Chiesa sarda visse in piena sintonia con le vicende nazionali civili e religiose. Un frutto della fede in Sardegna e della ripresa del Novecento fu la giovane martire dell’A.C. Antonia Mesina di Orgosolo. L’ultimo testimone della fede riconosciuto dalla Chiesa in Sardegna è Elisabetta Sanna, beatificata nel 2016.