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XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

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«O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».

Gesù risponde come sempre in modo sorprendete.

Ma cosa vuol dire?

Gesù è giudice? Egli è giudice. Secondo la chiave di lettura biblica, non è giudice nel senso di presiedere un tribunale, ma è l'uomo di Jahvè, da Lui suscitato per amore alla sua nazione.

Egli è così mediatore, tra Dio, il Padre, e i popolo, i suoi fratelli, in relazione alla salvezza: Gesù è giudice e mediatore della Nuova ed Eterna alleanza.

Gesù è così presentato come maestro di vita, terrena ed eterna.

È in Gesù che il discepolo scopre la vanità di tutto in relazione all’eternità.

Ben capiamo così il monito di Qoèlet e di Paolo.

Vanità è vivere per lavorare, e non lavorare per vivere.

Idolatria è affannarsi per le cose che appartengono alla terra, senza guardarle trasfigurandole con un sguardo fisso sul Cielo.

Per cui è insensato affannarsi sotto il sole, e stoltezza accumulare in magazzini più grande, perché vita su questa terra non è eterna.

Quindi

se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo

vivere la vita quotidiana addolcita, addomesticata, profumata, rilassata, perché elevata verso il Cielo, cercando nell’eternità il senso ultimo di tutto.

Ecco perché

Cristo è tutto e in tutti

Ed ancora

Arricchirsi presso Dio

Ed allora

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Afferma Papa Francesco:

Prima di tutto cercate di essere liberi nei confronti delle cose. Il Signore ci chiama a uno stile di vita evangelico segnato dalla sobrietà, a non cedere alla cultura del consumo. Si tratta di cercare l’essenzialità, di imparare a spogliarci di tante cose superflue e inutili che ci soffocano. Distacchiamoci dalla brama di avere, dal denaro idolatrato e poi sprecato. Mettiamo Gesù al primo posto. Lui ci può liberare dalle idolatrie che ci rendono schiavi. Fidatevi di Dio, … Egli ci conosce, ci ama e non si dimentica mai di noi. Come provvede ai gigli del campo (cfr Mt 6,28), non lascerà che ci manchi nulla! Anche per superare la crisi economica bisogna essere pronti a cambiare stile di vita, a evitare i tanti sprechi. Così come è necessario il coraggio della felicità, ci vuole anche il coraggio della sobrietà.

In secondo luogo, per vivere questa Beatitudine abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri. Dobbiamo prenderci cura di loro, essere sensibili alle loro necessità spirituali e materiali. … rimettere al centro della cultura umana la solidarietà. Di fronte a vecchie e nuove forme di povertà – la disoccupazione, l’emigrazione, tante dipendenze di vario tipo –, abbiamo il dovere di essere vigilanti e consapevoli, vincendo la tentazione dell’indifferenza.

Ma – e questo è il terzo punto – i poveri non sono soltanto persone alle quali possiamo dare qualcosa. Anche loro hanno tanto da offrirci, da insegnarci. Un povero, una persona priva di beni materiali, conserva sempre la sua dignità. I poveri possono insegnarci tanto anche sull’umiltà e la fiducia in Dio.

Infine.

Tema centrale nel Vangelo di Gesù è il Regno di Dio. Gesù è il Regno di Dio in persona, è l’Emmanuele, Dio-con-noi. Ed è nel cuore dell’uomo che il Regno, la signoria di Dio si stabilisce e cresce. Il Regno è allo stesso tempo dono e promessa. Ci è già stato dato in Gesù, ma deve ancora compiersi in pienezza. Perciò ogni giorno preghiamo il Padre: «Venga il tuo regno». C’è un legame profondo tra povertà ed evangelizzazione. (XXIX Giornata mondiale della gioventù 2014). Amen.

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